“Soldato” di Err Naif: la critica al sacrificio per lo Stato e l’autopsia lirica della guerra moderna
La guerra, quando non ha il volto dei propri figli, sembra sempre un concetto lontano, giustificabile, persino strategico. È da questa frattura emotiva e ideologica che nasce “Soldato”, il nuovo brano di Err Naif (Daylite Records, prod. Purlple D btz): un’analisi lirica cruda, spogliata da ogni mitologia bellica, che interroga il senso del sacrificio imposto dallo Stato e demolito dal vissuto di chi, nel conflitto, ci finisce davvero.
«Se ci fosse tuo figlio lì in mezzo non premeresti il bottone»
«Pronto a morire per i miei ideali ma non per lo Stato che non mi dà un ca**o»
Queste due frasi — un’accusa e un manifesto — aprono le porte a un brano che non vuole raccontare la guerra, ma mostrarne l’anima nascosta: quella che non compare nei cinegiornali, che non adorna bandiere, che non sfila nei trailer. L’immagine centrale è un bottone, premuto da chi non pagherà mai il prezzo delle sue decisioni. Da un lato il dito che decide, dall’altro il corpo che paga.
La guerra senza gloria: dal mito al trauma
Err Naif smonta la narrazione eroica e cinematografica del conflitto. Non esistono slow motion, cori epici o inquadrature perfette: esistono invece corpi spostati, identità frantumate, coscienze dismesse.
Chi combatte non sceglie: esegue ordini firmati da altri, spesso lontani, spesso immuni alle conseguenze.
La guerra, qui, è vista come una dinamica di potere, una catena di comando che precipita verso il basso fino a colpire l’ultimo gradino:
chi non decide nulla, eppure paga tutto.
“Soldato”: un brano che denuncia, non che schiera
Nel pezzo, Err Naif non parla di fronte, non parla di bandiere: parla di costi, di conseguenze, di chi perde qualcosa mentre altri collezionano medaglie.
È una narrativa che mette in luce:
- l’asimmetria tra chi firma la guerra e chi la combatte
- l’impotenza di chi si trova “meno dell’uno per cento”
- la logica del sacrificio che vale solo per i figli degli altri
I riferimenti a Ucraina e Medio Oriente non sono geopolitici, non puntano a prendere posizione: rappresentano il boato di fondo di una generazione che cresce sapendo che il mondo si decide altrove, lontano da tavoli mai accessibili.
«Israele o Palestina, non so ma scommetto»
La rassegnazione dell’estraneità forzata.
Il reduce che non è mai tornato
Il “Soldato” di Err Naif è già un reduce mentre combatte:
«Se ritorno vivo non ho più una coscienza».
Il rapper descrive con precisione chirurgica la dissociazione post-bellica, il trauma che continua quando il conflitto finisce, il rumore che resta addosso anche dopo il cessate il fuoco.
Non c’è poesia: c’è polvere, c’è maceria, c’è l’odore freddo della strategia.
È un rap che rifiuta la distanza emotiva, che obbliga chi ascolta a guardare quella zona grigia tra l’ideale e l’ordigno, tra chi racconta e chi viene raccontato.
Le parole dell’artista
«Quando ho scritto “Soldato” – racconta Err Naif – non pensavo alla geopolitica, ma al suono degli spari che resta nella testa anche a conflitto finito.
Volevo scrivere un pezzo in cui la medaglia pesasse meno di un’ora di sonno tranquillo. È la storia di chi non ragiona in termini di strategia, ma solo in termini di sopravvivenza.»
Un brano necessario nella nostra contemporaneità
“Soldato” è uno dei testi più densi della discografia recente di Err Naif:
un brano che non cerca uno schieramento, ma un’assunzione di responsabilità.
Nella sua densità ritmica e lirica, chiede di ripensare il concetto di “sacrificio per lo Stato”, interrogando ciò che è etico solo quando non tocca la propria carne.
Un invito — urgente — a riflettere sulla fragilità umana dietro ogni bottone che qualcuno, lontano, sceglie di premere.
Biografia di Err Naif
Err Naif, pseudonimo di Manuel Morini, è un rapper torinese che utilizza il linguaggio della strada come strumento di indagine sociale.
La sua scrittura è:
- diretta
- politica
- senza filtri
- profondamente narrativa
Err Naif costruisce brani che funzionano come denuncia, cronaca e metafora generazionale.
Parla delle periferie, della precarietà identitaria, dei conflitti interiori e collettivi. È un artista che non elude il reale: lo attraversa.
Stile e influenze
La sua poetica è figlia di:
- un rap crudo, poco conciliato
- temi sociali e politici
- un’urgenza comunicativa visibile in ogni barra
- immagini che attingono al vissuto urbano e alla quotidianità
Per Err Naif, la musica non è intrattenimento: è strumento di resistenza e testimonianza.






