La vera storia di Biancaneve: tra fiaba, crudeltà e misteri dimenticati

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Biancaneve, la dolce principessa dai capelli neri come l’ebano e la pelle candida come la neve, è una delle fiabe più amate e conosciute al mondo.

Ma quanti conoscono la vera storia di Biancaneve? La versione dei Fratelli Grimm, ben più oscura e cruda rispetto al cartone animato della Disney, affonda le radici in racconti popolari antichi e raccapriccianti. In questo articolo ti raccontiamo la storia originale di Biancaneve, tra elementi gotici, simbolismi profondi e ipotesi sulla sua ispirazione reale.

Origini della fiaba: i Fratelli Grimm e la Biancaneve “oscura”

La versione più celebre di Biancaneve è quella raccolta dai Fratelli Grimm nel 1812, nella loro prima edizione delle “Fiabe del focolare”. La versione originale di Biancaneve non era destinata ai bambini: il racconto conteneva tentativi di omicidio, invidia mortale, cannibalismo e punizioni cruente.

Elementi chiave della versione Grimm:

  • La regina cattiva non è la matrigna, ma la madre biologica di Biancaneve.
  • Il cacciatore, su ordine della regina, deve ucciderla e portarle il cuore e il fegato come prova.
  • La regina mangia quelli che crede essere gli organi di sua figlia, pensando così di ottenere l’immortalità.
  • I sette nani sono minatori, rozzi e solitari, ma offrono rifugio a Biancaneve.
  • La regina tenta di uccidere Biancaneve tre volte: prima con un bustino stretto, poi con un pettine avvelenato e infine con la mela.
  • Il principe non la risveglia con un bacio, ma uno dei suoi servitori fa cadere la bara e Biancaneve espelle il pezzo di mela avvelenata.
  • Alla fine, la regina viene costretta a danzare con scarpe di ferro roventi fino alla morte.

Il significato simbolico di Biancaneve

Questa fiaba racchiude numerosi simbolismi psicologici e culturali:

  • Lo specchio rappresenta la vanità e l’autodistruzione del narcisismo.
  • La mela è simbolo del peccato originale, del desiderio e della perdita dell’innocenza.
  • La bara di vetro indica la transizione tra infanzia e maturità, una sorta di rito di passaggio.
  • Il tema ricorrente della gelosia materna riflette una società patriarcale in cui le donne sono spesso in conflitto per la bellezza e il potere.

Biancaneve è esistita davvero?

Alcuni studiosi ritengono che Biancaneve possa avere una base storica reale. Una teoria interessante collega la fiaba a Maria Sophia Margaretha Catharina von Erthal, nata nel 1725 in Baviera. Figlia di un aristocratico tedesco e di una matrigna severa, Maria Sophia visse vicino a una miniera (dove lavoravano nani), e aveva uno specchio parlante nella sua stanza, oggi esposto in un museo.

Anche la morte con la mela avvelenata potrebbe derivare da casi reali di avvelenamento con belladonna, una pianta velenosa che provoca paralisi simile alla morte apparente.

Biancaneve nella cultura pop

Dalla versione Disney del 1937 alle recenti rivisitazioni cinematografiche come Biancaneve e il cacciatore (2012) e Mirror Mirror (2012), la fiaba è stata riletta, censurata e trasformata. Tuttavia, il fascino oscuro della storia originale continua a ispirare artisti, scrittori e psicologi.

Curiosità poco conosciute

  • I nomi dei nani (Cucciolo, Dotto, Eolo, Brontolo, Mammolo, Pisolo e Gongolo) sono una creazione Disney. Nella versione Grimm i nani non hanno nomi.
  • La prima edizione della fiaba fu modificata nel tempo dai Grimm per renderla più adatta ai bambini, eliminando alcuni dettagli disturbanti.
  • Freud e Jung hanno analizzato la fiaba come esempio di transizione psicologica dall’infanzia all’età adulta.

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Conclusione

La storia di Biancaneve è molto più di una semplice fiaba per bambini. È un viaggio nel cuore delle paure umane, delle dinamiche familiari e dei desideri repressi. Riscoprire la versione originale di Biancaneve significa anche confrontarsi con la realtà brutale delle favole antiche, concepite non per intrattenere, ma per educare – spesso nel modo più crudo possibile.

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